Prof. Guido Perocco
Il paesaggio nei dintorni di Verona conserva intatto un fascino antico, una bellezza che non è data solo dalla terra, ma dalla luce stessa che trova nel vicino lago di Garda un immenso specchio verso il cielo. Il pittore Silvio Oliboni, veronese autentico, è innamorato di questo paesaggio ed è riuscito nei suoi dipinti a conservarne il segreto.
Il quadro si compone di pochi elementi: una casa, un filare di ulivi, un declivio dei colli gardesani esposti al sole. Ogni parte del quadro è legata da una predilezione tonale tipicamente veneta, ogni colore, cioè, si lega con un altro con una vibrazione armonica, di fondo musicale, per cui il paesaggio acquista un significato unitario, di composizione prima intuita con la mente che vista con gli occhi… L’artista sa dare una nota di sentimento al paesaggio che dipinge, nel taglio, nel colore, nella luminosità diffusa del cielo; ci riporta, cioè, un richiamo lirico della sua terra che si conserva intatto in ogni sua opera.
Direttore del Museo d’Arte Moderna di Venezia / Cà Pesaro
Nota autografa, rilasciata in occasione della mostra personale tenuta in Inghilterra
G. L. Verzellesi
Certo, per Oliboni, questo non è stato un anno di pigrizia. E se si è quasi costretti a ripetere ciò che si è detto è perché nel frattempo la pittura di questo artista veronese non è cambiata. Infatti ha tenuto fede a sé stessa ed è cresciuta così come può crescere una pittura nell’ambito della “formulazione d’immagine”, che sembra uguale e non è più la stessa: perché si è come maturata alleggerendosi di certa zavorra chiaroscurale e acquistando una maggiore limpidezza, quasi senza stento… La realizzazione pittorica risulta unitaria, più armoniosa, più sorvegliata. Bisogna dire che, con pazienti dosature di colore, effettuate a fiato sospeso e con la ansia della perfezione, Oliboni ha saputo dare il meglio di sé.
L’Arena di Verona, 25 Febbraio 1954
Ciò che distingue Oliboni dai suoi contemporanei, ai quali è pur legato da corrispondenze di gusto di “cultura d’immagine”, è la tendenza a far risaltare gli oggetti-protagonisti su un fondo di penombra, che è come l’alveo donde emergono per contrasto, con quei loro colori chiari ed opachi, frutta e vasi, fiori e lumi e facciate di case dai caldi toni antichi. Nelle nature morte, codesto modo d’impostare il dipinto, è più scoperto: ma, a guardar bene, è dato d’individuarlo anche nei paesaggi, dove il contrasto oggetti-ambiente è spesso ridotto al risalto dei toni luminosi delle case contro cieli compatti come nastri di marmo dalle marezzature armoniose.
L’Arena di Verona, 29 Maggio 1959
J. Simeoni Zanollo
Già incontrato ed apprezzato in precedenti rassegne, Silvio Oliboni ha dato un saggio delle sue ultime esperienze in un gruppo di lavori improntati a serietà e dignità, in un equilibrio cromatico che nulla toglie al calore vitale così necessario all’opera d’arte.
Il discorso di Oliboni è più che chiaro, Iimpido: il suo cuore batte all’unisono col grande palpito della natura. Ecco “Il Ponte rosso” tra sottili pioppelle dorate e brunite dall’autunno, una piccola poetica visione di “Chioggia” e la tristezza sottile di “Laguna” con la barca immobile, scura, il cielo cinereo solcato di livide luci… Quella poesia che Silvio Oliboni serba in sé, gelosamente, affinché non diremo tentazione, ma nessun dubbio o sospetto possa minimamente sfiorare il puro ideale che egli si è proposto della bellezza.
Vita Veronese, Luglio 1959
Carlo Segala
Il pittore veronese Silvio Oliboni, … è noto per un costante ed amorevole interesse per la natura, per le colline veronesi, per quegli squarci di mondo veneto che costituiscono una originale tematica, propria degli artisti della nostra città. Luoghi ed atmosfere inimitabili, poesia delle ore perdute, del variare della luce sugli ulivi, lungo le stradicciole arrampicato tra gli orti, sulle case, sui muretti a secco cosparsi d’erba, di capperi, di ombre violette e di grigi teneri. Poi, su tutto ciò, il digradare dolce dei toni, dei verdi spenti, di qualche macchia rosa o azzurra, concorre a creare nella visione un senso di levità, di freschezza appena scoperta e colta con immediatezza, con tocco quasi macchiaiolo. Per conferma si riscontra la tavoletta “Case di Paderno” che è forse il maggior risultato raggiunto da Oliboni ed è tecnicamente stilisticamente l’opera oggi più matura e originale dell’artista. In essa non è ormai più avvertibile la lezione di Pigato, di Spingolo e di altri veneti illustri, che hanno percorso, pur con diversi accenti, la medesima via sulla quale lavora il Pittore.
Il Gazzettino, 21 Febbraio 1963
… paesaggi della collina veronese, la neve dei declivi, le casette solitarie affiancate qualche malinconico albero sperduto nella dolce solitudine del cielo veneto. Sono questi i toni fondamentali della ispirazione di Oliboni paesaggista: su di essi va modulando una tenue nota lirica fatta di accostamenti sottili, di rapide notazioni, di asciutte descrizioni della realtà nella quale la forma si accompagna ad una segreta scienza del colore inteso come vibrazione della luce sulla fondamentale teoria dei verdi, delle terre bruciate, di certi appena accennati sfregamenti del pennello in cerca del brivido cromatico segnato dalla intrinseca luminosità delle cose della natura.
Tale procedimento figurativo, nel quale hanno trovato eccellenti attimi di resa maestri come Springolo, Semeghini e lo stesso De Pisis, in Oliboni si fa più corposo… È con questa mostra che possiamo classificare, senza tema di smentita, Oliboni fra i più vivi e fra i migliori artisti della nostra città, che possiamo sottolineare i progressi con piena coscienza di indicare, assieme con essi, una serie veramente valida di opere. Va detto che la formazione e il travaglio dell’artista sono stati assai lunghi e laboriosi: oggi si vedono, nella piena maturità espressiva, i frutti di una inconfondibile personalità e di una vena lirica che per l’addietro era appena affiorata e che era rimasta allo stadio di una pur brillante promessa. Oggi Oliboni, nel nostro mondo pittorico, è davvero una firma.
Il Gazzettino, 1 Marzo 1964
Il paesismo dei Veneti, dopo gli impressionisti, ha avuto, con Semeghini, Springolo, Pigato, ed altri, una caratterizzazione tipica, sia per quanto riguarda le scelte, sia per la peculiarità dei cromatismi, intesi a cogliere, dalla realtà, l’atmosfera, la luce, prima ancora che la struttura oggettiva delle cose. Silvio Oliboni, che in tale processo evolutivo è da decenni operosamente immerso, ha recato e continua, migliorando e perfezionandosi sul piano della sensibilità, a recare un contributo rilevante e, per certo lato, assolutamente originale… L’Oliboni ha ricavato una sorta di notevole capacità costruttiva, in conseguenza della quale, la sua visione è, in certo modo, rassodata, rinforzata, quasi bloccata (in alcuni casi) e le squisite annotazioni atmosferiche, lievi palpiti della raffinata poesia cromatica del suo paesismo, si stemprano su di una struttura assai più concreta, assai più collegabile al dato esistenziale, di quanto in altri della stessa eletta famiglia, non sia avvenuto o non avvenga.
Presentazione ad una mostra personale in Verona, Dicembre 1966
Raimondo Meloni
Silvio Oliboni, un pittore che il pubblico veronese già conosce e che si mostra sempre più padrone della propria tecnica e di un particolare modo di osservare persone e cose… Oliboni, infatti, pur non avendo inventato la pittura, come sembra si vuol pretendere da troppe parti per ogni artista che espone, ha della pittura un concetto altissimo, che non gli consente libertà, o meglio, licenze sia per quel riguarda la figura sia per quel che concerne i colori. Ancora un pittore serio, insomma, alla ricerca di una bellezza che non ha bisogno di lunghe spiegazioni o d’astrusità linguistiche per essere vista e ammirato.
Corriere Lombardo, 29 Febbraio 1964
Prof. Guido Perocco
I am sure that in England the paintings of Silvio Oliboni will meet with an immediate response and understanding, not only because there is a long-standing poetic link between Verona and England, but in particular because the artist achieves a note of feeling in the landscape with the paints, in composition, in colour, and in the diffused light of the sky.
Nota pubblicata in occasione della mostra nello Shropshire, Inghilterra, Agosto 1969
Carla Pace
Silvio Oliboni, un pittore che da oltre trent’anni è pazientemente inteso ad una sensibile lettura e traduzione dei valori della luminosità del paesaggio italiano. L’attuale mostra è dedicata ai viaggi recenti dell’artista in Inghilterra, in Puglia e a quelle certe sue consuete e tranquille navigazioni intorno ai verdi paesi gardesani o in riva all’Adige.
La Gazzetta delle Arti, Dicembre 1970
Gemma Zampini Pera
Figura nota e stimata nel panorama artistico veronese, Silvio Oliboni è pittore completo per inviata predisposizione, freschezza, tecnica, coscienza e passione… Il suo è un dipingere che non vuole imporsi ma insinuarsi pacatamente negli osservatori rendendoli partecipi al suo eloquio figurale. Le nature morte, la delicata impalpabilità di certe composizioni floreali dalle cromie tenui ed effusive, hanno rispondenze meliche che rivelano la grande passione di Oliboni per la musica dalla quale sembra trarre motivo d’ispirazione.
Nei suoi quadri l’esperienza tecnica si fonde con un coerente contesto poetico che accarezza per mezzo di colori soffici e di delicate trasparenze un impianto strutturale concretamente personalizzato… Egli sa trarre dalla natura, vissuta con intensa commozione, le sensazioni più dolci delineandone scorci romantici, colti nel variare delle stagioni e delle ore, talora soffusi di silente malinconia. Paesaggi innevati, alberi, case, avvolti in una incantata, evanescente atmosfera di serena pace. Un canto elegiaco alla vita, quasi un appello sommesso ed accorato nelle opere di questo artista dalla estrema sensibilità e dai poetici abbandoni.
Convivio Letterario, Gennaio 1973
Redactor “Vicente Cebrián Carabias”
Silvio Oliboni en la Galería “Grifé & Escoda”: Silvio Oliboni nació en Verona (Italia) en 1912, donde vive y donde siempre ha tenido su studio. Es diplomado de la prestigiosa Academia Cignaroli, de su bella ciudad natal. A los ventiún años se presentó en las muestras sindicales e interregionales de Verona y Florencia. Desde entonces sus exposiciones individuales y nacionales son numerosas en Italia. También ha expuesto en Yugoslavia, Alemania, Bélgica e Inglaterra. Y ahora se presenta en España, ganador de cuantiosos premios. Presenta 61 óleos sobre tela y tablas, principalmente de sugestivos paisajes italianos, captados con muy grato toque impresionista. Tonos suaves y atmósfera lírica logran que hasta lo agreste y árido resulte motivo contemplado con placer.
Arriba de Madrid, 14 de Abril de 1974
M. Augusto García-Viñolas
Silvio Oliboni, es una invitación a la templanza. La pincelada breve, puro tacto, se deja caer mansaniente, como un copo de color, sobre el lienzo. Así nacen estos paisajes, campos apacibles o desiertas playas. Pero esa mansedumbre de tema y de color, ese delicado tratamiento de las formas, no indica flaqueza o fragilidad; este paisaje no nace pálido ni es débil, sino pleno de una luz interior que va diciendo limpiamente las cosas más sencillas. Hay suavidad, pero no hay vaguedad en la pintura de Silvio Oliboni: hay un pacifico realismo, pero no saturación imitativa de una realidad enardecida.
Un aliento poético hace incorruptible a esta pintura que no ha de verse jamás afligida por el tiempo. Se diría pintada a pluma. Nada más lejos del grito, pero nada màs lejos también del desmayo. Valía la pena recordarnos hoy, cuando a tanta insolencia de pintura se le llama energía, que la verdadera fortaleza no es nunca insolente ni la sinceridad actùa desgarrando de la forma. Este pintor italiano, Silvio Oliboni, ha sabido hallar esa ley elucidadora para pintura.
Pueblo de Madrid, 11 de Mayo de 1974
Piero Scapini
Nella pittura di Oliboni vibra un’atmosfera incantata, quasi fuori della realtà. C’è la luce che non è di nessuna ora del giorno e tutte le assomiglia in una limpidità trasparente. L’ombra non nasconde ma piuttosto rivela le cose: Gli alberi, le strade, i monti… La materia perde di peso, diventa lieve come l’aria. L’aria è impalpabile come materia, si fonde in essa, profuma di terra, di fiori, di erba. È tutta musica dolce che vibra sommessa di mille note e si insinua nel cuore pIacandolo. serenandolo, facendolo più buono.
Presentazione ad una mostra personale in Verona, Gennaio 1975
Nereo Tedeschi
Sul filo di un pensiero estremamente romantico ma che regge tale senza cadere nel sentimentalismo, Silvio Oliboni ripropone i suoi paesaggi agresti, i fiori secchi, i vasi evocanti ambienti amati e rivisti con un velo di malinconia. Ancora gli appunti di viaggi, soprattutto nella Spagna assolata e drammatica ne fanno (quadri di un colore più “tagliato” tra le ombre esaltanti.
I colori sono trattati con la consumazione di una lunga esperienza. Una tavolozza sommessa e viva, ben inserita nella gloriosa tradizione veronese. Le minute connotazioni costituiscono sensazioni, anche amare se vogliamo, ma piacevoli e musicali, in parole sommesse e bisbigli tipici di una quieta esistenza senza furia. Il tempo si ferma e rimane cronaca precisa per un sentimento preciso.
La Vernice, Febbraio 1975
A. M. Campoy
Oliboni, ¡ qué delicia este encuentro con la pintura de aquel naturalismo preimpresionista que fué la de los “macchiaioli”!. Pintura poco conocida en España, donde se suele saltar de Barbizòn a Monet sin pasar por los bocetistas italianos. Silvio Oliboni (Verona 1912) siente la naturaleza como un prodigio de color y sensibilidad).
ABC de Madrid, 9 de Mayo de 1976
Alessandro Mozzambani
Particolarmente versato al paesaggio, ha portato avanti con bella coerenza la grande lezione tonale di Farina e di Pigato, mettendosi in luce per l’eleganza della composizione e la squisita rarefazione luministica. Pittore che ha sempre prediletto lavorare dal vero, non ha una grande produzione grafica anche se di chiara descrittività. Incisione e punta secca le tecniche più congeniali. Ha esposto nella sua lunga stagione attiva in Italia e all’estero. Nei suoi viaggi frequentava specialmente la Spagna, forse anche interessato dall’unitarietà coloristica del paesaggio iberico, così diverso da quello veneto prediletto. Oltre alle scene della provincia veronese ha dipinto spesso nelle zone di Chioggia, Burano, e alla foce dell’Adige. Ha partecipato a molte Biennali di Verona, alla Permanente di Milano, alla Triveneta di Padova, alla Quadriennale di Roma, alla Nazionale di Torino, e in altre rassegne a Roma, Venezia (Bevilacqua La Masa), Bari, Genova.
“Grafica Veronese dei ‘900”, a cura dell’Ente Estate Teatrale Veronese, Novembre 1976
Ho parlato di Farina e di Pigato come due dei maggiori protagonisti della pittura di paesaggio veronese; bene, Silvio Oliboni, pittore scomparso appena due anni fa, che appartiene alla generazione seguente, è riuscito quasi a fondere le due personalità descritte, nel gusto compositivo così raffinato, nella preziosa interiorità del tono, altresì, però, nella lucida testimonianza del tema visivo.
Oliboni determina un momento culturale decisivo nella dolcezza del suo tonalismo, quanto nella veloce annotazione della esecuzione. Non rimane infatti mai soggetto all’intimismo fascinoso dell’ambiente, né tradisce oltre misura il gioco sottile delle sue emozioni individuali. La resa pittorica gli rimane traguardo fondamentale che non deve essere tradito dal gusto, tantomeno da un amore eccessivo per il paesaggio che possa distruggere l’elemento compositivo, la struttura intima si, ma decisiva insieme, della figurazione.
Il suo è un segno distinto e personale, ed è importante perché ci rimangono così in una volta documenti poetici e concreti di un bene prezioso, ma altrettanto minacciato dalla speculazione, dall’ignoranza, dalla superbia dell’uomo. Oliboni ci insegna pittura, ma anche amore per la natura. La bellezza della sua pennellata è anche la distinzione della sua nitida forza realizzativa. La luce della pittura è la luce d’ogni giorno per ogni uomo. Come lezione credo sia modernista, ed attuale come ciò che non si può nascondere se non si vuole mortificare l’essenza stessa della nostra personalità raziocinante ma spirituale.
Conferenza: “Paesaggio e paesaggisti di Verona nel ‘900”
A cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bardolino, Luglio 1978
Nelly Zanolli Gemi
…dopo il 1968. Fu questo il momento più felice della sua attività pittorica, che si espresse in toni di pacata sensibilità. Intanto un continuo susseguirsi di mostre in Italia e all’estero scandì questi anni di intenso lavoro; ritornò più volte in Francia, in Inghilterra e in Spagna, così come ripetutamente soggiornò in Puglia. Nel 1976 la morte lo colse al suo rientro a Verona, dopo il successo di una personale a Madrid, mentre stava organizzando una nuova mostra da tenersi, ancora in Spagna, a Santander.
Nella sua pittura Oliboni scelse prevalentemente il paesaggio, anche se talvolta aveva guardato al nudo, alla natura morta (peraltro con rara sensibilità) e, a partire dagli anni Cinquanta, si era lasciato sedurre anche da meditazioni astratte. Nelle sue calibrate composizioni riuscì a cogliere una visione silenziosa della natura e scrupolosamente sincera, di fronte alla quale si percepisce la solitudine dell’uomo.
Nella feconda stagione della pittura veronese che vide Nardi, Stringa, Pigato e Farina, Oliboni si impose con paesaggi di intenso lirismo, dove un’armoniosa dolcezza di luci e ombre ci restituisce solitari angoli di un ambiente ormai quasi sparito.
“Dizionario biografico dei veronesi – Secolo XX”
A cura dell’Accademia di Agr. Scienze e Lettere di Verona, Marzo 2006
Prof. Guido Perocco
Il paesaggio nei dintorni di Verona conserva intatto un fascino antico, una bellezza che non è data solo dalla terra, ma dalla luce stessa che trova nel vicino lago di Garda un immenso specchio verso il cielo. Il pittore Silvio Oliboni, veronese autentico, è innamorato di questo paesaggio ed è riuscito nei suoi dipinti a conservarne il segreto.
Il quadro si compone di pochi elementi: una casa, un filare di ulivi, un declivio dei colli gardesani esposti al sole. Ogni parte del quadro è legata da una predilezione tonale tipicamente veneta, ogni colore, cioè, si lega con un altro con una vibrazione armonica, di fondo musicale, per cui il paesaggio acquista un significato unitario, di composizione prima intuita con la mente che vista con gli occhi… L’artista sa dare una nota di sentimento al paesaggio che dipinge, nel taglio, nel colore, nella luminosità diffusa del cielo; ci riporta, cioè, un richiamo lirico della sua terra che si conserva intatto in ogni sua opera.
Direttore del Museo d’Arte Moderna di Venezia / Cà Pesaro
Nota autografa, rilasciata in occasione della mostra personale tenuta in Inghilterra
G. L. Verzellesi
Certo, per Oliboni, questo non è stato un anno di pigrizia. E se si è quasi costretti a ripetere ciò che si è detto è perché nel frattempo la pittura di questo artista veronese non è cambiata. Infatti ha tenuto fede a sé stessa ed è cresciuta così come può crescere una pittura nell’ambito della “formulazione d’immagine”, che sembra uguale e non è più la stessa: perché si è come maturata alleggerendosi di certa zavorra chiaroscurale e acquistando una maggiore limpidezza, quasi senza stento… La realizzazione pittorica risulta unitaria, più armoniosa, più sorvegliata. Bisogna dire che, con pazienti dosature di colore, effettuate a fiato sospeso e con la ansia della perfezione, Oliboni ha saputo dare il meglio di sé.
L’Arena di Verona, 25 Febbraio 1954
Ciò che distingue Oliboni dai suoi contemporanei, ai quali è pur legato da corrispondenze di gusto di “cultura d’immagine”, è la tendenza a far risaltare gli oggetti-protagonisti su un fondo di penombra, che è come l’alveo donde emergono per contrasto, con quei loro colori chiari ed opachi, frutta e vasi, fiori e lumi e facciate di case dai caldi toni antichi. Nelle nature morte, codesto modo d’impostare il dipinto, è più scoperto: ma, a guardar bene, è dato d’individuarlo anche nei paesaggi, dove il contrasto oggetti-ambiente è spesso ridotto al risalto dei toni luminosi delle case contro cieli compatti come nastri di marmo dalle marezzature armoniose.
L’Arena di Verona, 29 Maggio 1959
J. Simeoni Zanollo
Già incontrato ed apprezzato in precedenti rassegne, Silvio Oliboni ha dato un saggio delle sue ultime esperienze in un gruppo di lavori improntati a serietà e dignità, in un equilibrio cromatico che nulla toglie al calore vitale così necessario all’opera d’arte.
Il discorso di Oliboni è più che chiaro, Iimpido: il suo cuore batte all’unisono col grande palpito della natura. Ecco “Il Ponte rosso” tra sottili pioppelle dorate e brunite dall’autunno, una piccola poetica visione di “Chioggia” e la tristezza sottile di “Laguna” con la barca immobile, scura, il cielo cinereo solcato di livide luci… Quella poesia che Silvio Oliboni serba in sé, gelosamente, affinché non diremo tentazione, ma nessun dubbio o sospetto possa minimamente sfiorare il puro ideale che egli si è proposto della bellezza.
Vita Veronese, Luglio 1959
Carlo Segala
Il pittore veronese Silvio Oliboni, … è noto per un costante ed amorevole interesse per la natura, per le colline veronesi, per quegli squarci di mondo veneto che costituiscono una originale tematica, propria degli artisti della nostra città. Luoghi ed atmosfere inimitabili, poesia delle ore perdute, del variare della luce sugli ulivi, lungo le stradicciole arrampicato tra gli orti, sulle case, sui muretti a secco cosparsi d’erba, di capperi, di ombre violette e di grigi teneri. Poi, su tutto ciò, il digradare dolce dei toni, dei verdi spenti, di qualche macchia rosa o azzurra, concorre a creare nella visione un senso di levità, di freschezza appena scoperta e colta con immediatezza, con tocco quasi macchiaiolo. Per conferma si riscontra la tavoletta “Case di Paderno” che è forse il maggior risultato raggiunto da Oliboni ed è tecnicamente stilisticamente l’opera oggi più matura e originale dell’artista. In essa non è ormai più avvertibile la lezione di Pigato, di Spingolo e di altri veneti illustri, che hanno percorso, pur con diversi accenti, la medesima via sulla quale lavora il Pittore.
Il Gazzettino, 21 Febbraio 1963
… paesaggi della collina veronese, la neve dei declivi, le casette solitarie affiancate qualche malinconico albero sperduto nella dolce solitudine del cielo veneto. Sono questi i toni fondamentali della ispirazione di Oliboni paesaggista: su di essi va modulando una tenue nota lirica fatta di accostamenti sottili, di rapide notazioni, di asciutte descrizioni della realtà nella quale la forma si accompagna ad una segreta scienza del colore inteso come vibrazione della luce sulla fondamentale teoria dei verdi, delle terre bruciate, di certi appena accennati sfregamenti del pennello in cerca del brivido cromatico segnato dalla intrinseca luminosità delle cose della natura.
Tale procedimento figurativo, nel quale hanno trovato eccellenti attimi di resa maestri come Springolo, Semeghini e lo stesso De Pisis, in Oliboni si fa più corposo… È con questa mostra che possiamo classificare, senza tema di smentita, Oliboni fra i più vivi e fra i migliori artisti della nostra città, che possiamo sottolineare i progressi con piena coscienza di indicare, assieme con essi, una serie veramente valida di opere. Va detto che la formazione e il travaglio dell’artista sono stati assai lunghi e laboriosi: oggi si vedono, nella piena maturità espressiva, i frutti di una inconfondibile personalità e di una vena lirica che per l’addietro era appena affiorata e che era rimasta allo stadio di una pur brillante promessa. Oggi Oliboni, nel nostro mondo pittorico, è davvero una firma.
Il Gazzettino, 1 Marzo 1964
Il paesismo dei Veneti, dopo gli impressionisti, ha avuto, con Semeghini, Springolo, Pigato, ed altri, una caratterizzazione tipica, sia per quanto riguarda le scelte, sia per la peculiarità dei cromatismi, intesi a cogliere, dalla realtà, l’atmosfera, la luce, prima ancora che la struttura oggettiva delle cose. Silvio Oliboni, che in tale processo evolutivo è da decenni operosamente immerso, ha recato e continua, migliorando e perfezionandosi sul piano della sensibilità, a recare un contributo rilevante e, per certo lato, assolutamente originale… L’Oliboni ha ricavato una sorta di notevole capacità costruttiva, in conseguenza della quale, la sua visione è, in certo modo, rassodata, rinforzata, quasi bloccata (in alcuni casi) e le squisite annotazioni atmosferiche, lievi palpiti della raffinata poesia cromatica del suo paesismo, si stemprano su di una struttura assai più concreta, assai più collegabile al dato esistenziale, di quanto in altri della stessa eletta famiglia, non sia avvenuto o non avvenga.
Presentazione ad una mostra personale in Verona, Dicembre 1966
Raimondo Meloni
Silvio Oliboni, un pittore che il pubblico veronese già conosce e che si mostra sempre più padrone della propria tecnica e di un particolare modo di osservare persone e cose… Oliboni, infatti, pur non avendo inventato la pittura, come sembra si vuol pretendere da troppe parti per ogni artista che espone, ha della pittura un concetto altissimo, che non gli consente libertà, o meglio, licenze sia per quel riguarda la figura sia per quel che concerne i colori. Ancora un pittore serio, insomma, alla ricerca di una bellezza che non ha bisogno di lunghe spiegazioni o d’astrusità linguistiche per essere vista e ammirato.
Corriere Lombardo, 29 Febbraio 1964
Prof. Guido Perocco
I am sure that in England the paintings of Silvio Oliboni will meet with an immediate response and understanding, not only because there is a long-standing poetic link between Verona and England, but in particular because the artist achieves a note of feeling in the landscape with the paints, in composition, in colour, and in the diffused light of the sky.
Nota pubblicata in occasione della mostra nello Shropshire, Inghilterra, Agosto 1969
Carla Pace
Silvio Oliboni, un pittore che da oltre trent’anni è pazientemente inteso ad una sensibile lettura e traduzione dei valori della luminosità del paesaggio italiano. L’attuale mostra è dedicata ai viaggi recenti dell’artista in Inghilterra, in Puglia e a quelle certe sue consuete e tranquille navigazioni intorno ai verdi paesi gardesani o in riva all’Adige.
La Gazzetta delle Arti, Dicembre 1970
Gemma Zampini Pera
Figura nota e stimata nel panorama artistico veronese, Silvio Oliboni è pittore completo per inviata predisposizione, freschezza, tecnica, coscienza e passione… Il suo è un dipingere che non vuole imporsi ma insinuarsi pacatamente negli osservatori rendendoli partecipi al suo eloquio figurale. Le nature morte, la delicata impalpabilità di certe composizioni floreali dalle cromie tenui ed effusive, hanno rispondenze meliche che rivelano la grande passione di Oliboni per la musica dalla quale sembra trarre motivo d’ispirazione.
Nei suoi quadri l’esperienza tecnica si fonde con un coerente contesto poetico che accarezza per mezzo di colori soffici e di delicate trasparenze un impianto strutturale concretamente personalizzato… Egli sa trarre dalla natura, vissuta con intensa commozione, le sensazioni più dolci delineandone scorci romantici, colti nel variare delle stagioni e delle ore, talora soffusi di silente malinconia. Paesaggi innevati, alberi, case, avvolti in una incantata, evanescente atmosfera di serena pace. Un canto elegiaco alla vita, quasi un appello sommesso ed accorato nelle opere di questo artista dalla estrema sensibilità e dai poetici abbandoni.
Convivio Letterario, Gennaio 1973
Redactor “Vicente Cebrián Carabias”
Silvio Oliboni en la Galería “Grifé & Escoda”: Silvio Oliboni nació en Verona (Italia) en 1912, donde vive y donde siempre ha tenido su studio. Es diplomado de la prestigiosa Academia Cignaroli, de su bella ciudad natal. A los ventiún años se presentó en las muestras sindicales e interregionales de Verona y Florencia. Desde entonces sus exposiciones individuales y nacionales son numerosas en Italia. También ha expuesto en Yugoslavia, Alemania, Bélgica e Inglaterra. Y ahora se presenta en España, ganador de cuantiosos premios. Presenta 61 óleos sobre tela y tablas, principalmente de sugestivos paisajes italianos, captados con muy grato toque impresionista. Tonos suaves y atmósfera lírica logran que hasta lo agreste y árido resulte motivo contemplado con placer.
Arriba de Madrid, 14 de Abril de 1974
M. Augusto García-Viñolas
Silvio Oliboni, es una invitación a la templanza. La pincelada breve, puro tacto, se deja caer mansaniente, como un copo de color, sobre el lienzo. Así nacen estos paisajes, campos apacibles o desiertas playas. Pero esa mansedumbre de tema y de color, ese delicado tratamiento de las formas, no indica flaqueza o fragilidad; este paisaje no nace pálido ni es débil, sino pleno de una luz interior que va diciendo limpiamente las cosas más sencillas. Hay suavidad, pero no hay vaguedad en la pintura de Silvio Oliboni: hay un pacifico realismo, pero no saturación imitativa de una realidad enardecida.
Un aliento poético hace incorruptible a esta pintura que no ha de verse jamás afligida por el tiempo. Se diría pintada a pluma. Nada más lejos del grito, pero nada màs lejos también del desmayo. Valía la pena recordarnos hoy, cuando a tanta insolencia de pintura se le llama energía, que la verdadera fortaleza no es nunca insolente ni la sinceridad actùa desgarrando de la forma. Este pintor italiano, Silvio Oliboni, ha sabido hallar esa ley elucidadora para pintura.
Pueblo de Madrid, 11 de Mayo de 1974
Piero Scapini
Nella pittura di Oliboni vibra un’atmosfera incantata, quasi fuori della realtà. C’è la luce che non è di nessuna ora del giorno e tutte le assomiglia in una limpidità trasparente. L’ombra non nasconde ma piuttosto rivela le cose: Gli alberi, le strade, i monti… La materia perde di peso, diventa lieve come l’aria. L’aria è impalpabile come materia, si fonde in essa, profuma di terra, di fiori, di erba. È tutta musica dolce che vibra sommessa di mille note e si insinua nel cuore pIacandolo. serenandolo, facendolo più buono.
Presentazione ad una mostra personale in Verona, Gennaio 1975
Nereo Tedeschi
Sul filo di un pensiero estremamente romantico ma che regge tale senza cadere nel sentimentalismo, Silvio Oliboni ripropone i suoi paesaggi agresti, i fiori secchi, i vasi evocanti ambienti amati e rivisti con un velo di malinconia. Ancora gli appunti di viaggi, soprattutto nella Spagna assolata e drammatica ne fanno (quadri di un colore più “tagliato” tra le ombre esaltanti.
I colori sono trattati con la consumazione di una lunga esperienza. Una tavolozza sommessa e viva, ben inserita nella gloriosa tradizione veronese. Le minute connotazioni costituiscono sensazioni, anche amare se vogliamo, ma piacevoli e musicali, in parole sommesse e bisbigli tipici di una quieta esistenza senza furia. Il tempo si ferma e rimane cronaca precisa per un sentimento preciso.
La Vernice, Febbraio 1975
A. M. Campoy
Oliboni, ¡ qué delicia este encuentro con la pintura de aquel naturalismo preimpresionista que fué la de los “macchiaioli”!. Pintura poco conocida en España, donde se suele saltar de Barbizòn a Monet sin pasar por los bocetistas italianos. Silvio Oliboni (Verona 1912) siente la naturaleza como un prodigio de color y sensibilidad).
ABC de Madrid, 9 de Mayo de 1976
Alessandro Mozzambani
Particolarmente versato al paesaggio, ha portato avanti con bella coerenza la grande lezione tonale di Farina e di Pigato, mettendosi in luce per l’eleganza della composizione e la squisita rarefazione luministica. Pittore che ha sempre prediletto lavorare dal vero, non ha una grande produzione grafica anche se di chiara descrittività. Incisione e punta secca le tecniche più congeniali. Ha esposto nella sua lunga stagione attiva in Italia e all’estero. Nei suoi viaggi frequentava specialmente la Spagna, forse anche interessato dall’unitarietà coloristica del paesaggio iberico, così diverso da quello veneto prediletto. Oltre alle scene della provincia veronese ha dipinto spesso nelle zone di Chioggia, Burano, e alla foce dell’Adige. Ha partecipato a molte Biennali di Verona, alla Permanente di Milano, alla Triveneta di Padova, alla Quadriennale di Roma, alla Nazionale di Torino, e in altre rassegne a Roma, Venezia (Bevilacqua La Masa), Bari, Genova.
“Grafica Veronese dei ‘900”, a cura dell’Ente Estate Teatrale Veronese, Novembre 1976
Ho parlato di Farina e di Pigato come due dei maggiori protagonisti della pittura di paesaggio veronese; bene, Silvio Oliboni, pittore scomparso appena due anni fa, che appartiene alla generazione seguente, è riuscito quasi a fondere le due personalità descritte, nel gusto compositivo così raffinato, nella preziosa interiorità del tono, altresì, però, nella lucida testimonianza del tema visivo.
Oliboni determina un momento culturale decisivo nella dolcezza del suo tonalismo, quanto nella veloce annotazione della esecuzione. Non rimane infatti mai soggetto all’intimismo fascinoso dell’ambiente, né tradisce oltre misura il gioco sottile delle sue emozioni individuali. La resa pittorica gli rimane traguardo fondamentale che non deve essere tradito dal gusto, tantomeno da un amore eccessivo per il paesaggio che possa distruggere l’elemento compositivo, la struttura intima si, ma decisiva insieme, della figurazione.
Il suo è un segno distinto e personale, ed è importante perché ci rimangono così in una volta documenti poetici e concreti di un bene prezioso, ma altrettanto minacciato dalla speculazione, dall’ignoranza, dalla superbia dell’uomo. Oliboni ci insegna pittura, ma anche amore per la natura. La bellezza della sua pennellata è anche la distinzione della sua nitida forza realizzativa. La luce della pittura è la luce d’ogni giorno per ogni uomo. Come lezione credo sia modernista, ed attuale come ciò che non si può nascondere se non si vuole mortificare l’essenza stessa della nostra personalità raziocinante ma spirituale.
Conferenza: “Paesaggio e paesaggisti di Verona nel ‘900”
A cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bardolino, Luglio 1978
Nelly Zanolli Gemi
…dopo il 1968. Fu questo il momento più felice della sua attività pittorica, che si espresse in toni di pacata sensibilità. Intanto un continuo susseguirsi di mostre in Italia e all’estero scandì questi anni di intenso lavoro; ritornò più volte in Francia, in Inghilterra e in Spagna, così come ripetutamente soggiornò in Puglia. Nel 1976 la morte lo colse al suo rientro a Verona, dopo il successo di una personale a Madrid, mentre stava organizzando una nuova mostra da tenersi, ancora in Spagna, a Santander.
Nella sua pittura Oliboni scelse prevalentemente il paesaggio, anche se talvolta aveva guardato al nudo, alla natura morta (peraltro con rara sensibilità) e, a partire dagli anni Cinquanta, si era lasciato sedurre anche da meditazioni astratte. Nelle sue calibrate composizioni riuscì a cogliere una visione silenziosa della natura e scrupolosamente sincera, di fronte alla quale si percepisce la solitudine dell’uomo.
Nella feconda stagione della pittura veronese che vide Nardi, Stringa, Pigato e Farina, Oliboni si impose con paesaggi di intenso lirismo, dove un’armoniosa dolcezza di luci e ombre ci restituisce solitari angoli di un ambiente ormai quasi sparito.
“Dizionario biografico dei veronesi – Secolo XX”
A cura dell’Accademia di Agr. Scienze e Lettere di Verona, Marzo 2006
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